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Paolo Mieli

Position: Storico e Giornalista
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Sono lieto di partecipare come testimonial per L’Aquila Capitale italiana della cultura. Una città dove sono venuto spesso e alla quale sono molto legato. L’Aquila s’è rialzata da sola, ha fatto un incredibile sforzo senza aiuto di nessuno, tutto quello che ha fatto lo ha fatto per conto proprio e sono orgoglioso, pur non essendo aquilano, di dare il mio contributo e di poter assistere a un grande successo italiano.

Paolo Mieli, giornalista, saggista e storico, nasce a Milano il giorno 25 febbraio 1949 in una famiglia di origini ebraiche, figlio di Renato Mieli, importante giornalista e fondatore dell’ANSA, l’Agenzia Nazionale Stampa Associata.

Muove i primi passi nel mondo dell’informazione stampata sin da giovanissima età: a diciotto anni è già a L’espresso, testata per la quale lavorerà per circa un ventennio. Milita parallelamente nel movimento politico Potere Operaio, vicino alla sinistra extraparlamentare, esperienza che influenza i suoi esordi in campo giornalistico.

Nel 1971 Mieli è tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L’Espresso sul caso Giuseppe Pinelli (l’anarchico precipitato da una finestra della questura di Milano, dove si trovava per accertamenti in seguito alla strage di Piazza Fontana) e di un altro pubblicato ad ottobre su Lotta Continua in cui esprime solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto violento di alcuni articoli.

L’idea di giornalismo di Paolo Mieli subisce mutamenti con il passare degli anni: da posizioni estremiste, passa a toni moderati durante il periodo di studi di storia moderna all’Università, dove i suoi maestri sono Rosario Romeo (studioso del Risorgimento) e Renzo De Felice (storico italiano del Fascismo). Nella sua formazione di esperto storico è fondamentale il rapporto con Livio Zanetti, suo direttore all’Espresso.

Nel 1985 scrive per “la Repubblica”, dove rimane per un anno e mezzo, fino al suo approdo a “La Stampa”. Il 21 maggio 1990 diventa direttore del quotidiano torinese. Mieli in questi anni matura un modo di fare giornalismo che, con un neologismo, verrà poi da alcuni definito “mielismo”, e che assumerà una forma più precisa con il suo passaggio al “Corriere della Sera”, che avviene il 10 settembre del 1992.

Mieli, come nuovo direttore del Corriere, forte della positiva esperienza ottenuta a “La Stampa”, dove i metodi applicati hanno portato ottimi successi, prova a svecchiare il giornale della borghesia lombarda, alleggerendone sia la foliazione che i contenuti mediante l’uso di un linguaggio, dei personaggi e delle tematiche proprie della televisione, che in questi anni è additata come principale colpevole della sottrazione di utenti alla carta stampata. Con il cambiamento portato da Mieli, il “Corriere” non perde ma anzi consolida la sua autorevolezza. In particolare durante gli anni Tangentopoli il quotidiano tenta di porsi in maniera equidistante sia dai poteri pubblici che da quelli privati.

Mieli lascia la direzione del Corriere della Sera il giorno 7 maggio 1997 lasciando l’incarico al subentrato Ferruccio De Bortoli. Paolo Mieli rimane con l’editore Rcs ricoprendo la carica di direttore editoriale del gruppo. Dopo la scomparsa del grande giornalista Indro Montanelli, è lui ad occuparsi della rubrica quotidiana “lettere al Corriere”, dove il giornalista dialoga con i lettori su temi di ambito soprattutto storico.

Nel 2003 i presidenti di Camera e Senato indicano in Paolo Mieli il nuovo presidente designato della RAI. La sua nomina tuttavia dura soltanto pochi giorni per volere dello stesso Mieli, il quale rinuncia all’incarico, non sentendo attorno a sé l’appoggio necessario alla sua linea editoriale. Torna alla direzione del Corriere il giorno della vigilia di Natale del 2004 sostituendo l’uscente Stefano Folli. Il CDA di Rcs MediaGroup decide di sostituire nuovamente il direttore alla fine del mese di marzo del 2009 richiamando nuovamente Ferruccio De Bortoli, come già era accaduto nel 1997. Mieli lascia così la direzione della testata per assumere come nuovo incarico quello di presidente di Rcs Libri, incarico che mantiene fino al 2016.